Un truffatore umano mago non registrato e un poliziotto elfo puritano e ligio al dovere. Mentre New York esplode di pericolose creature, la loro passione diventa nucleare.
Dopo che un tremendo incidente magico a Berkeley ha creato degli imprevedibili squarci tra le realtà, ogni genere di creature non umane hanno iniziato a sbucare nel nostro mondo. Questi trasferimenti, chiamati Rilocazioni Anomale di Realtà Esterne, o RARE, hanno portato la magia fuori dalla fiction e l’hanno ricollocata saldamente nella realtà, causando una grande quantità di caos e confusione. L’elfo trasferito Valerian lavora con l’AURA, l’Agenzia Ufficiale di Ricollocazione e Assimilazione, per intercettare queste creature quando appaiono nel mondo degli umani, aiutando quelle pacifiche e sottomettendo quelle violente e maligne. È un lavoro utile e soddisfacente, e Val sarebbe felice se non si sentisse così solo.
Quinten è un giovane mago che cerca solo di tirare avanti, ma New York non è la città più semplice in cui sbarcare il lunario. Anche se i suoi metodi a volte sono moralmente dubbi, il suo cuore è al posto giusto. Ovviamente, per Quinn il posto giusto significa messo sotto chiave e protetto a tutti i costi. Vivendo di mezzucci e, a volte, fortuna magicamente indotta, lavora come “utilizzatore di magia freelance”, ovvero mago non registrato e truffatore di piccolo calibro, secondo le autorità. L’ultima cosa che Quinn vorrebbe è attrarre l’attenzione dei poliziotti ma, al verificarsi di un Evento proprio addosso a lui, è costretto a rivolgersi all’AURA in cerca di aiuto. Valerian non è affatto come si aspettava fosse un poliziotto dell’AURA, e di certo non immaginava che avrebbe unito le forze con un elfo sexy, un sarcastico drow e un incubo amareggiato quando alcuni individui al potere avrebbero tentato di fermare le RARE con ogni mezzo necessario.
Niente è ciò che sembra nel quartier generale dell’AURA, e sulla cima si annida un male ancora peggiore di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare.
General Release Date: 25th January 2022
Di certo solo un bacio, un abbraccio… Queste cose non possono che essere di beneficio. Valerian lasciò scivolare le mani giù lungo la schiena dell’adorabile ragazzo umano. Si sporse a premere le labbra contro quelle carnose e seducenti che gli venivano offerte tanto volentieri…
Forse era l’odore di umano, o il modo in cui il ragazzo si strusciava contro di lui con un po’ troppa enfasi. Niente di tutto ciò era giusto o familiare, e tutta quell’umanità estranea gli dava sui nervi. Si ritrasse e si girò a guardare la finestra, le braccia incrociate sul petto.
«Mi dispiace. Non sta funzionando».
«Mi stai dicendo che questo è stato uno spreco del mio tempo? Mi hai trascinato fin quassù per niente? Il tempo è denaro, ragazzone».
Val strinse i denti, lottando contro il suo carattere irascibile. «Non infrango né distorco la mia promessa. I tuoi soldi sono lì, sul cassettone. Puoi prenderli e lasciarmi solo».
«Ehi». Il tono acuto si addolcì in qualcosa di più tranquillizzante, una mano gentile gli accarezzò il braccio. «Non intendevo in quel senso. Devo solo stare attento, sai? Non dobbiamo per forza fare qualcosa. Ho dei clienti che vogliono solo parlare o che ci facciamo le coccole. Ne ho uno che vuole solo qualcuno che lo abbracci mentre piange».
È a questo che mi ridurrò presto? A pagare qualcuno perché mi conforti? «Ho parlato in modo aspro. Me ne scuso. Ma ho… È stato un errore. Ti prego. Ho impegnato il tuo tempo. I soldi sono tuoi. Ho solo bisogno di star solo, adesso».
«Va bene. Capito. Ma se cambi idea, chiamami, eh?» Il ragazzo si infilò il rotolo di banconote nella tasca dei jeans logori. «Dammi una chance di vedere se quelle gustose orecchie da elfo sono sensibili come dicono».
Con un ghigno e una strizzata d’occhio, uscì spavaldo dalla stanza. Un attimo dopo, la porta dell’appartamento si chiuse con uno scatto. Val appoggiò la fronte al vetro freddo e guardò il traffico della tarda serata dieci piani più in basso. Avrebbe potuto aprire la finestra. Sporgersi. Cadere sul marciapiede in attesa.
Emise un pesante sospiro. Un umano sarebbe morto, ma lui, con la sua struttura ossea, probabilmente sarebbe sopravvissuto… con una grande quantità di dolore, ma ancora vivo. Vivere solo stava iniziando a pesargli, niente di più. Forse avrebbe dovuto avere un coinquilino. Non era la stessa cosa che avere un senrist di giovani uomini in attesa per lui, ma almeno sarebbe stato qualcuno con cui conversare. Dio, quanto gli mancavano. Aveva tentato di descrivere il senrist al suo collega umano una volta. La cosa più simile che era riuscita a indicare era stato un harem, ma non andava neppure vicino a trasmettere l’amore e la devozione che un tempo era stato così privilegiato da avere.
C’erano giorni in cui si sentiva meglio. Giorni in cui pensava che, forse, avrebbe potuto adattarsi. Poi succedeva qualcosa del genere a ricordargli che quello non era il suo mondo. Non sarebbe mai stato il suo posto. La città era affaccendata sotto di lui, strade illuminate dal sole e gente che viveva in fretta i propri giorni. Vita, tutto attorno, mentre ogni giorno lui moriva dentro un po’ di più.
* * * *
Quinn stava seduto sulla panchina assolata del parco a guardare le anatre che nuotavano nel laghetto a pochi metri di distanza. Era lì seduto a godersi il bel tempo e ad aspettare da poco più di un’ora quando una giovane mamma passò con una bimba piccola che la teneva stretta per mano. Un bambino più grande camminava loro accanto. Entrambi i bambini avevano un cono gelato. Quello della piccola era per lo più sulle sue mani, sulla faccia e sul davanti della maglietta, ma era comunque adorabile con i suoi codini dorati che ballonzolavano.
Quinn guardò la famigliola procedere lungo il sentiero verso il ponte pedonale che attraversava il laghetto delle anatre. Sembravano del tutto ignari della sagoma scura che si muoveva sotto il pelo dell’acqua, seguendo il loro avanzare. Appena prima che arrivassero al ponte, la sagoma si palesò, emergendo barcollante dall’acqua. Un intreccio di piante acquatiche, melma e schiuma lacustre scorsero lungo un’enorme faccia contorta in una smorfia mostruosa, e la creatura emise un basso ringhio minaccioso.
«Merda!» mormorò Quinn, saltando su dalla panchina. Quello non avrebbe dovuto succedere.
La madre e i bambini urlarono, i coni volarono via mentre scappavano in direzione opposta rispetto al ponte. Quinn sapeva che stavano andando dritti verso una strada senza uscita che terminava con alti cespugli, una staccionata e nessun posto dove scappare.
Il mostro barcollò fuori dal laghetto, ringhiando e digrignando i denti appuntiti, le braccia tese mentre inseguiva la famiglia terrorizzata. Quinn era più veloce, però, e corse lungo il sentiero, sfrecciando tra il mostro e le sue prede. La donna si era appena resa conto di essere corsa in un vicolo cieco ed essere in trappola. Tirò a sé i bambini urlanti e rimasero stretti assieme, terrorizzati.
«Non abbiate paura. Vi proteggerò io!» urlò Quinn, girandosi spavaldo verso la bestia puzzolente. Sollevò il suo bastone, mormorando una formula indecifrabile. L’estremità del bastone iniziò a illuminarsi e lui la puntò verso il mostro del lago. «Vade retro! Lascia in pace queste persone, bestia ripugnante!»
La creatura esitò, poi fece qualche altro passo minaccioso.
«Ho detto vade retro!» gridò Quinn, brandendo il bastone. «Ti avverto… se libero la palla di fuoco dal mio bastone, non sopravvivrai, immonda creatura!» Vade retro… Immonda creatura… Dio, mi sento così ridicolo a dire cose del genere.
Il mostro palustre si fermò mollemente. Gemendo, sollevò un braccio grigioverde ricoperto di vegetazione per schermarsi dalla forte luce emanata dall’estremità del bastone. Con un verso che lo fece sembrare spaventato e dolorante, iniziò ad arretrare. Quinn lo seguì, il bastone proteso in avanti, facendolo indietreggiare. Alla fine la creatura fuggì, rientrando nel laghetto e affondando nell’acqua fangosa.
Quinn emise un sospiro di sollievo e lasciò che l’energia dell’incantesimo si dissipasse. La luce all’estremità del bastone si spense. Lui si voltò verso la famiglia scossa.
«Va tutto bene. Se ne è andato, adesso. Non vi infastidirà più», disse loro nel suo tono più sicuro e confortante.
«Oh, Dio, grazie! Grazie davvero! Non so cosa avremmo fatto se non fosse stato qui». Lacrime di sollievo luccicavano negli occhi della donna ora che sembrava che lei e i suoi figli fossero al sicuro.
«Non sembri un mago», disse il bambino, alzando lo sguardo dei grandi occhi rotondi verso Quinn. «Sembri mio fratello, Robbie. Va alle superiori e pensa che ora è troppo grande per giocare».
Quinn riuscì a sorridere. «Sono un po’ più grande di così. Tutti i maghi sono stati giovani un tempo, però. Meno male che ero qui oggi, o quel troll vi avrebbe mangiati per pranzo».
«Ci si aspetterebbe che quei tipi dell’AURA si assicurino che bestie del genere vengano messe sotto chiave! Non so come ripagarla», disse d’un fiato la madre, già infilando una mano nella borsetta.
Quinn sollevò una mano. «No, no. Non potrei accettare. Non è niente di più di ciò che avrebbe fatto chiunque. Va bene così», disse umilmente.
«Insisto, per favore. Almeno lasci che le paghi il pranzo». Gli premette le banconote nella mano.
Quinn esitò e infine chiuse le dita attorno ai soldi. Chinando con grazia la testa, li fece sparire, stavolta con destrezza di mano piuttosto che vera magia.
«Lasciate che vi accompagni oltre il laghetto così saprò che siete usciti sani e salvi dal parco. Poi tornerò a vedere se riesco a trattenere il mostro finché non arriva l’AURA», disse.
Condusse la famiglia grata oltre il ponte e fino alla strada, assicurandosi che fossero in un’area più popolata prima di accommiatarsi. Tornando verso il laghetto, si fermò a un chiosco di hot dog e comprò quattro footlong con una parte dei soldi che gli aveva dato la donna.
La superficie del laghetto era immobile come vetro quando tornò, nessuna traccia del mostro o di persone da nessuna parte. Attese, in ascolto. Procedette lungo il sentiero per circa venti metri, in cerca di pedoni, poi tornò indietro. «D’accordo, la via è libera», disse al nulla.
Il “mostro”, che non era affatto un troll bensì un boggle, emerse dal profondo, il volto aperto in un raccapricciante sorriso.
Quinn si mise una mano su un fianco e lo guardò con aria di rimprovero. «Credevo fossimo d’accordo che avresti aspettato finché non ti avessi dato il segnale».
«Oh, andiamo, Quinten. Non mi divertivo così da una vita!» rispose il boggle.
«Ho detto niente vittime con bambini, Groof! Probabilmente avranno gli incubi per mesi!»
«Oh, sentiti, Mister Moralista». Groof rise dal naso, cosa che gli fece emettere uno spruzzo d’acqua di lago dalle narici. «Che mi dici di quell’ottuagenario che mi hai segnalato la settimana scorsa? Avrebbe potuto venirgli un attacco di cuore. E poi, i vecchi non corrono tanto veloci». Rise, un suono bagnato, come se avesse avuto del fango incastrato in gola.
Quinn sospirò. «La prossima volta, aspetta il segnale, Groof. Tieni…» Gettò gli hot dog uno alla volta, ancora incartati, nelle fauci aperte di Groof, tenendosi l’ultimo per sé. Tentò di non fare una smorfia mentre il boggle masticava a bocca aperta e la sua lingua nera gli leccava non solo le labbra ma anche il mento, le guance e le narici ogni volta che ne aveva inghiottito uno. Groof era a posto per essere un boggle, ed era un socio piuttosto valido, ma le sue abitudini alimentari davano a Quinn un po’ di nausea.
«Mmm… Senape e cipolle extra, proprio come piace a me. Sei un buon amico, Quinten», brontolò Groof con un’allegra risatina.
«Già, già… D’accordo. Ci vediamo domani». Quinn lo salutò con un cenno della mano oltre una spalla mentre si metteva lo zaino e iniziava a mangiare il suo hot dog lungo la strada per uscire dal parco.
Angel Martinez
The unlikely black sheep of an ivory tower intellectual family, Angel Martinez has managed to make her way through life reasonably unscathed. Despite a wildly misspent youth, she snagged a degree in English Lit, married once and did it right the first time, (same husband for almost twenty-four years) gave birth to one amazing son, (now in college) and realized at some point that she could get paid for writing.
Published since 2006, Angel's cynical heart cloaks a desperate romantic. You'll find drama and humor given equal weight in her writing and don't expect sad endings. Life is sad enough.
She currently lives in Delaware in a drinking town with a college problem and writes Science Fiction and Fantasy centered around gay heroes.
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Bellora Quinn
Originally hailing from Detroit Michigan, Bellora now resides on the sunny Gulf Coast of Florida where a herd of Dachshunds keeps her entertained. She got her start in writing at the dawn of the internet when she discovered PbEMs (Play by email) and found a passion for collaborative writing and steamy hot erotica. Soap Opera like blogs soon followed and eventually full novels.
The majority of her stories are in the M/M genre with urban fantasy or paranormal settings and many with a strong BDSM flavour.
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