Nate Gills guardava le Montagne Rocciose fuori dal finestrino del passeggero. Quello era un bel paese, ma lui sarebbe stato pronto ad affrontare l’inferno, pur di scendere da quel furgone. Gli sembrava di non aver avuto una vera casa da quando aveva lasciato Chicago per aiutare i suoi amici, i fratelli Good, nel Nebraska.
Guardò quel gran pezzo d’uomo che stava guidando. Rio sembrava un sogno fatto realtà, tutti i pezzi migliori degli uomini delle sue fantasie riuniti in uno soltanto. Adesso, almeno, aveva una famiglia. Rio e Ryan, l’altro compagno, erano il mondo per Nate. Anche se stavano insieme solo da un mese, caspita, che mese!
Pensare a Ryan lo fece sentire di nuovo depresso. Sospirò e incrociò le braccia, appoggiando i costosi mocassini italiani sul cruscotto. Voltò la testa, quando Rio gli prese il viso nel palmo della mano.
“Cosa c’è che non va, baby?” gli chiese Rio, cercando di tenere un occhio sulla strada serpeggiante di montagna.
“Sono stufo di questo maledetto furgone e mi manca Ryan,” rispose Nate strusciandosi automaticamente contro la mano di Rio.
“Ancora due ore circa e ci potremo occupare di entrambi i problemi. Rapiremo Ryan dall’ufficio dello sceriffo, se necessario.”
Nate girò la testa e gli baciò il palmo. “Credo che sia un ottimo piano.”
Circa due settimane prima, Ryan aveva lasciato la cittadina del Texas nella quale vivevano per andare a lavorare a Cattle Valley, nel Wyoming. Sembrava che la città avesse bisogno di un nuovo sceriffo e che stessero cercando un tipo tosto, addestrato ad applicare la legge. Ryan corrispondeva perfettamente a quella descrizione. Nate non credeva di aver mai visto un uomo che assomigliasse di più a un ribelle di Ryan.
Con quei lucidi e lunghi capelli neri ereditati dai suoi antenati Nativi Americani, Ryan trasudava sicurezza e sensualità. La cittadina di Cattle Valley aveva avuto qualche problema con alcuni dimostranti che erano arrivati a minacciare i residenti. Il sindaco voleva un uomo tosto. Ryan era perfetto, visto che assomigliava più a un motociclista pesantemente tatuato che a uno sceriffo. Nate era solo preoccupato per ciò che avrebbe trovato. Lui e Rio non avevano ancora visto Cattle Valley, e Nate era nato e cresciuto a Chicago. Non che fosse uno snob o qualcosa del genere, ma accidenti, amava Sommerville, la piccola città del Nebraska nella quale aveva incontrato Rio e Ryan. Nate e Rio erano stati assunti per indagare su un delinquente che aveva ucciso il partner di un buon amico a Sommerville. Se avesse potuto buttare fuori a calci da quella città qualche bastardo, sarebbe stato dannatamente divertente. Ma Cattle Valley…
Almeno, da quello che avevano detto a lui e Ryan, in quel posto vivevano più omosessuali che eterosessuali. Come sarebbe stato? La cittadina era stata fondata da un uomo il figlio del quale era stato ucciso perché era gay. Non avendo altri eredi, quell’uomo aveva donato una delle più grandi porzioni di terra privata del Wyoming. Il suo intero patrimonio finanziario era servito a fondare la città di Cattle Valley. A quanto pareva, quel tipo voleva un posto in cui gli omosessuali potessero vivere senza paura o pregiudizi. A Nate sembrava tutto molto bello e alla moda, purché la cittadina avesse un bar decente e un buon ristorante.
Rio iniziò a canticchiare insieme alla radio, riportando l’attenzione di Nate sul suo bel viso. Mentre osservava il suo profilo, ripensò alla notte in cui Rio e Ryan lo avevano salvato in un club a Lincoln. Era andato nel club gay al piano superiore con i suoi amici Rawley e Jeb. Ricordò che quella sera aveva fatto del proprio meglio per superare l’attrazione che provava nei confronti di Rio e Ryan. Loro due erano già una coppia di lunga data e non sembrava che avessero bisogno di un terzo incomodo.
Visto che Nate aveva in programma di passare un week-end a Lincoln durante il viaggio, aveva preso una stanza in un albergo nella stessa strada del club. Quando Rawley e Jeb avevano detto di voler partire, era stato felice di salutarli. E a quel punto era iniziato il vero divertimento…
* * * *
Nate rifiutò il ballo successivo e ritornò al suo tavolo. Dopo aver finito il whisky&soda, fece segno al cameriere di portargliene un altro, poi decise di farsi coraggio e andare alla toilette, dirigendosi verso il retro del locale. Non si può mai sapere cosa si può trovare nella toilette di un locale gay. Quando aprì la porta, fu piacevolmente sorpreso di trovarla deserta. “Eccellente,” disse abbassando la cerniera.
Dopo essersi lavato rapidamente le mani, ritornò tra gli avvoltoi. C’erano diversi uomini che si aggiravano intorno al suo tavolo e cercavano di convincerlo a ballare, ma non ne aveva proprio voglia. Invece aveva proprio voglia di bere, pensò quando scorse il nuovo whisky&soda sul tavolo.
Si sedette e bevve diverse sorsate, poi uno degli uccelli predatori atterrò sulla sedia accanto a lui. “Ti va di ballare?” chiese quel grosso babbeo in pantaloni di pelle. Chi cavolo indossa pantaloni di pelle in estate?
Nate scosse la testa e sollevò il drink. “No, grazie, sto facendo una pausa.”
L’uomo sorrise e annuì, osservandolo attentamente. “Aspetterò che tu finisca.” Gli passò la mano su per la coscia e strinse gli occhi.
“Se vuoi conservarla, ti suggerisco di andartene.”
Il tipo si alzò e alzò le mani. “Scusa,” disse allontanandosi.
Nate finì di bere. La sbronza sembrò colpirlo con violenza e rapidamente. Stava per far cenno al cameriere di portargliene un altro, ma il braccio sembrava troppo pesante da alzare. Quando si accorse che la vista iniziava a offuscarsi, pensò di averne avuto abbastanza. “È ora di mettermi a letto,” biascicò.
“Ti aiuto io a farlo,” disse il tizio in pantaloni di pelle, allungando il braccio verso di lui.
Nate cercò di liberarsi dal braccio dell’uomo, ma il corpo non voleva collaborare. Cosa cavolo aveva che non andava? Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti e si rese conto di essere stato drogato. “Cosa cavolo mi hai messo nel drink?”
L’uomo si chinò e lo tirò su. “Solo una cosina che ti renderà più amichevole.” Nate cercò di divincolarsi dalle braccia dell’uomo, ma non riusciva a tenere gli occhi aperti.
Un istante prima di essere afferrato e allontanato dalle braccia di quel tale, sentì una voce che assomigliava a quella di Rio. Riuscì ad aprire gli occhi abbastanza da vedere Ryan che lo abbracciava. “Drogato,” biascicò lentamente. “Devo vomitare.”
Ryan lo guardò per diversi secondi, poi guardò di nuovo Rio. “Porta fuori quel rifiuto umano, mentre vedo se riesco a farlo vomitare.”
Ryan lo riportò nella toilette, tenendoselo stretto al petto, poi si sedette sul pavimento di uno dei gabinetti e lo fece chinare sul wc. “Riesci a ficcarti un dito in gola?”
Nate, impotente, sentì la testa ricadere all’indietro. “Merda,” disse Ryan qualche secondo prima che Nate sentisse un dito farsi strada nella sua bocca. Ryan gli colpì diverse volte la parete della gola, ma Nate non aprì abbastanza la bocca per vomitare. “Su, baby, dobbiamo farlo venire su.” Ryan provò di nuovo, usando due dita e premendogli sullo stomaco.
Finalmente Nate tossì e riuscì a rigettare la maggior parte dei numerosi cocktail che aveva consumato. Sentì un altro paio di mani che gli tenevano la testa sopra la toilette e capì che Rio era lì con loro in quel piccolo gabinetto.
“Prendi una salvietta bagnata,” disse Ryan a Rio. Qualche istante più tardi, un asciugamano freddo fu premuto sulla fronte di Nate, mentre un altro gli puliva il viso e la bocca.
“Credi che abbia vomitato tutto?” chiese Rio.
“Abbastanza, credo. Per un po’ si sentirà inebetito, ma non credo che sarà sufficiente a procurare danni.”
Si sentì tirare su di nuovo, solo che questa volta era Rio a cullarlo. Si rannicchiò contro il suo petto. Girò il viso abbastanza da poterlo baciare sulla pelle visibile sopra la T-shirt e sentì la vibrazione del suo gemito mentre attraversavano il locale.
Poi ricordava solo di essersi ritrovato tra le braccia di Rio sul sedile posteriore della macchina presa a noleggio di Ryan.
“Hotel,” disse biascicando ancora leggermente, anche se si sentiva più sveglio.
“Credi che dovremmo portarlo lì, oppure ritornare nell’appartamento?” chiese Rio a Ryan.
“Quale hotel?” chiese a sua volta Ryan.
“Proprio dietro l’isolato, la carta magnetica è nel mio portafoglio. Stanza 246.” Nate iniziava a sentirsi un po’ meglio, ma non lo lasciò vedere perché non voleva che Rio lo lasciasse. Sentì la macchina che partiva e si allontanava dal club.
Pochi istanti dopo, Ryan fermò il veicolo davanti all’hotel. “Vai avanti e portalo dentro, io cerco un posto per parcheggiare e salgo tra un minuto.”
“Pensi di riuscire a camminare? Si metterebbero tutti a ridere, se entrassi nella hall di un hotel portando in braccio un uomo adulto.”
“Credo di sì,” mormorò Nate. Alla fine, si dovette appoggiare pesantemente a Rio, ma riuscì a raggiungere l’ascensore. “Dovrai prendermi il portafoglio.”
“Con piacere,” disse Rio allungando la mano dentro la tasca posteriore di Nate.
Nate mugolò quando Rio sembrò fare con calma. Stavano percorrendo il corridoio che portava alla loro camera e Rio stava ancora frugando nei suoi jeans. Quando si fermarono davanti alla stanza, Nate si girò verso la parete e sporse il sedere all’indietro verso di lui.
“Scherzi,” gli disse Rio all’orecchio quando tirò finalmente fuori il portafoglio.
“Non sto scherzando,” disse Nate voltandosi a guardarlo.
Rio lo tirò su e lo sollevò fino a quando i loro occhi non furono alla stessa altezza; le gambe di Nate gli si avvolsero automaticamente intorno al busto, quando si chinò per un bacio. Rio tirò fuori la lingua e gli leccò il bordo delle labbra, poi la infilò dentro. Cavolo, aveva un ottimo sapore. Nate sentì il pene pulsare negli stretti confini dei jeans. Spinse l’inguine contro quello di Rio, mentre il bacio si faceva ancora più profondo. Rio iniziò a spingere contro di lui proprio lì nel corridoio e Nate non avrebbe potuto sentirsi più eccitato.
“Cavoli, questa è roba bollente,” disse Ryan raggiungendoli. “Dov’è quella dannata tessera magnetica? Entriamo in camera, prima che ci arrestino tutti.”
Rio gli passò il portafoglio, senza fermarsi.
Ryan grugnì, frugando alla ricerca della tessera. “Giuro che, se voi due venite senza di me, prenderò a calci qualche sedere.” Aprì la porta e li spinse entrambi dentro.
Rio portò Nate in braccio fino al grande letto king-size e si lasciò cadere sopra di lui, senza mai staccare le labbra dalle sue. “Merda,” Nate sentì che diceva Ryan. Sentì poi qualcuno che si toglieva le scarpe e i calzini, poi delle mani si fecero strada lungo il suo pene fino alla patta dei jeans.
Le mani di Ryan cercavano di slacciargli i pantaloni, ma con Rio che sfregava e sbatteva contro di lui, non restava molto spazio. “Okay, fermatevi, cazzo, lasciatevi prima spogliare.”
Finalmente si separarono e Rio si lasciò cadere di fianco a Nate. Aveva il respiro affannato, mentre cercava di togliersi i vestiti. Ryan, notò Nate, era già nudo quando andò all’assalto del resto dei suoi vestiti. Quando Nate restò finalmente nudo, lo era ormai anche Rio e tutti e tre si spostarono come una sola cosa sul letto.
“Aspettate, devo prendere i preservativi nella tasca anteriore.”
Rio recuperò i jeans di Nate e tirò fuori la striscia di profilattici. Li guardò, poi guardò Nate. “Non voglio nemmeno pensare alla ragione per la quale si trovano qui.” Gettò i preservativi sul letto e prese Nate tra le braccia.
“Non ne hai bisogno. D’ora in poi, saremo solo noi tre, basta frequentare i club.” Sottolineò quell’affermazione lasciando il segno di un morso sul capezzolo con il piercing di Nate.
Nate guardò i due uomini. “Sul serio? Non è solo una botta e via?”
Ryan scosse la testa, dando un colpetto all’anello sull’altro capezzolo. “È per questo che non ti abbiamo abbordato prima. Sapevo che i sentimenti di Rio erano profondi, ma fino a quando i miei non lo fossero stati altrettanto, non volevo mettere a rischio la mia relazione con lui.”
Nate deglutì e inarcò la schiena, mentre Rio continuava a leccare e succhiare i suoi noccioli già sensibili. “E lo sono? Intendo così profondi.”
Ryan si sporse in avanti e lo baciò. Il primo assaggio di quel maschione pesantemente tatuato mandò la libidine di Nate alle stelle. Allungò la mano verso la striscia di preservativi e li tirò su. “Per favore, qualcuno faccia l’amore con me.”
“Siamo puliti. Non abbiamo bisogno di quelli tra noi,” disse Ryan cercando di togliergli i preservativi dalle mani, ma Nate scosse la testa.
“No, ho sempre indossato le protezioni, ma è quasi un anno che non faccio le analisi e, fino a quando non riesco a trovare una clinica, li useremo.”
Ryan lo guardò negli occhi e alla fine annuì. Nate prese la striscia, aprì uno degli involucri e glielo passò. “Il lubrificante?” chiese Ryan.
“Valigia, tasca laterale,” rispose Nate, girandosi sulla pancia. Rio frugò alla ricerca del lubrificante e Ryan fece scivolare le mani sul sedere di Nate.
“Non voglio fare l’amore con te in questo modo, la prima volta. Voglio guardarti negli occhi, quando ti faccio venire.”
Nate si bloccò. In tutti gli anni in cui era stato il giocattolo di un uomo d’affari, nessuno gli aveva mai chiesto di fare l’amore guardandosi in faccia. Chiuse gli occhi e recitò una piccola preghiera di ringraziamento.
“Ehi,” disse Rio, facendolo voltare. “Cosa c’è che non va?”
“Non ho mai fatto l’amore in questa posizione. Mi ha solo confuso per un attimo.” Sentì il rossore insinuarsi sul suo viso e girò la testa.
“Oh, baby,” disse Ryan, girandogli la testa. “Evidentemente nessuno ha mai fatto l’amore con te. Una sveltina va bene quando è il momento giusto, ma non c’è niente che possa essere paragonato a fare l’amore con qualcuno.”
Ryan passò il lubrificante a Rio, che si unse le dita e toccò il bordo del buco di Nate. Si sentiva teso per l’intimità di quel momento. Si sentiva come una dannata vergine, il che era incredibilmente divertente, ma lui non aveva proprio voglia di ridere.
Allargò le gambe e lasciò che le dita di Rio compissero la loro magia sul suo corpo. Ryan colse l’occasione per mappare ogni rilievo e incavo del suo corpo snello. “Sei così sexy,” gli sussurrò contro la gola. Scese poi lungo il busto di Nate, leccandolo e baciandolo. Nate stava andando fuori di testa dal desiderio e cercava di raggiungere abbastanza pelle di quell’uomo da accarezzare e coccolare.
Rio scosse la testa. “Stasera si tratta solo di te: rilassati e divertiti.”
Quando Rio riuscì finalmente a farlo allargare, Nate stava impazzendo, gli cavalcava la mano e cercava di raggiungere il pisello. Rio tirò via due dita e Nate aprì gli occhi. “Non fermarti, sono così vicino.”
“Lo so, ma Ryan vuole fare l’amore con te e io voglio stare a guardare.” Rio si allungò accanto a lui e appoggiò la testa sulla mano. Fece un cenno della testa a Ryan e rimasero entrambi a guardare, mentre l’uomo si infilava il preservativo.
Era la prima vera occhiata che Nate dava al pisello di Ryan. “Merda,” disse girandosi verso Rio.
“Perché pensi che abbia passato così tanto tempo a prepararti?”
Nate guardò di nuovo il grosso pisello con il piercing. “Cavoli, è proprio bello.”
Dopo essersi infilato il preservativo, Ryan allungò la mano per prenderne un altro. Quando vide lo sguardo dubbioso di Nate, si strinse nelle spalle. “Non ho mai provato un preservativo con il piercing, è una cosa piuttosto nuova. Immagino che due siano meglio di uno.”
Nate sorrise. “Mi ami davvero,” scherzò.
“Già,” disse Ryan chinandosi a baciarlo. Si rannicchiò in mezzo alle cosce spalancate di Nate e posizionò la punta del pisello davanti al buco. Abbassò gli occhi su di lui e aspettò. Dopo aver tratto un profondo respiro, Nate annuì e Ryan si spinse lentamente dentro. All’inizio la dilatazione fu travolgente, ma qualche colpo rilassante al suo pisello da parte di Rio lo fece calmare all’istante.
Rio continuò a massaggiargli il pisello, mentre Ryan iniziava a entrare e uscire dal suo corpo a un ritmo lento ma deciso. “Bellissimo,” gemette Nate, passandogli una mano su e giù per il petto, mentre l’altra si faceva strada ballando tra i capelli neri di Rio. Nate quasi se lo perse, quando guardò Rio che riportava la mano dal suo pene al punto di contatto tra Ryan e se stesso. Sentì le dita di Rio scivolare dentro il suo corpo insieme al pisello di Ryan. “Oh, merda,” gridò quando il suo pene eruttò.
Il suo sfogo sembrò dare a Ryan e Rio il permesso di lasciarsi finalmente andare. Rio si sporse in avanti e lo baciò, mentre Ryan prendeva il suo ritmo. Nate allungò la mano e avvolse le dita intorno al pene di Rio, massaggiandolo al ritmo imposto da Ryan. Ben presto, vide le vene del collo di Ryan gonfiarsi, quando lui spinse il più a fondo possibile. “Merda,” ululò.
Nate sentì Rio che gli veniva in mano. Quel rapporto a tre terminò in un mucchio di braccia, gambe, lingue e denti. Nate non riusciva a saziarsi di quei due uomini. “Ti amo,” disse, guardando Ryan negli occhi. Si voltò poi verso Rio, “Ti amo.”
Ryan e Rio avvolsero braccia e gambe intorno a lui. “Noi ti amiamo. Adesso sei parte di noi,” disse Ryan.